LA VERA STORIA DELL’EROE DEI DUE MONDI

Giuseppe Garibaldi è sicuramente il personaggio storico del XIX secolo più popolare. Ma la vera storia dell’Eroe dei Due Mondi, è un po’diversa da quella raccontata dai libri di storia. Ecco qui alcuni stralci di una biografia “senza censure”, dalla quale il giovane Garibaldi esce con le ossa rotte…
Non c’è un solo Comune, in Italia, grande o piccolo che sia, privo di una piazza o di una via dedicata a Giuseppe Garibaldi. È sicuramente il personaggio storico del XIX secolo rimasto più popolare, certamente più degli altri due monumenti del Risorgimento, Cavour e Vittorio Emanuele II. È solo con l’avvento del leghismo che si inizia a rendere Carlo Cattaneo un più degno concorrente dell’Eroe dei Due Mondi.
Ma l’uno è uomo d’azione, l’altro è essenzialmente di scienza e di lettere. L’uno agiva con grande impeto militare ma con scarsissime capacità letterarie (non era Giulio Cesare), l’altro possedeva zero qualità guerresche ma aveva autentiche capacità di progettare il futuro di una nazione. Un vero peccato che fra i due non si sia potuta stabilire un’intesa, nemmeno quando Cattaneo corre a Napoli per seguire la dittatura garibaldina.
Eroe dell’Ottocento borghese, Garibaldi rispecchia l’animo di una borghesia in gran parte ancora pionieristica e avventurosa, romantica al di là del bene e del male. Presto si trasforma in un “mito” per chi sta seduto tutto il giorno dietro una scrivania, non si concede il minimo sgarro alle regole, non rischia nemmeno il proprio pennello da barba e si limita a sognare mondi da conquistare, viaggiando con la fantasia. Garibaldi evoca un Sandokan in carne e ossa, ma non ha la purezza irreale del personaggio creato da Emilio Salgari. Di suo, aggiunge l'essere un autentico tombeur de femmes. Donne ne ha avute così tante nella vita che la sua fama potrebbe stare in piedi solo per il vissuto privato. E forse, anche per questo, è simpatico a Vittorio Emanuele II, che si onora di averlo come amico.
Dalla visione disincantata di Gilberto Oneto, che ha scritto "L’Iperitaliano, Eroe o cialtrone?", l’Eroe dei Due Mondi ne esce mito pompato dalla letteratura giornalistica di ispirazione massonica prima ancora che tornasse in Italia dopo i 12 anni trascorsi in America latina, nessuno dei quali svolgendo un lavoro onesto e normale che sia uno.
Da questa biografia “senza censure”, o non autorizzata, il giovane Garibaldi esce con le ossa rotte: già massone mazziniano poco più che ventenne, per tutta la vita non farà altro che collaborare con i servizi inglesi, protetto ben oltre il limite della decenza, svolgendo di fatto una pesante attività di pirateria al soldo dei potentati locali.
L’INIZIO FRA RAPINE E SACCHEGGI Oneto ricorda che ricorrerà spesso alla rapina, al saccheggio e al pluriomicidio - particolare quest'ultimo che lo vede personalmente coinvolto - mediante bande armate spesso costituite da delinquenti e ladroni, reclutati da oriundi italiani da lui guidati e lasciati liberi di scorrazzare intorno ai grandi fiumi e ai mari che lambiscono i confini dell'Uruguay, dell'Argentina e del Brasile. Perfino le vicende amorose con la moglie Anita hanno un romantico risvolto noir, dal momento che non si è mai compreso come sia morto e dove sia stato seppellito il primo marito della donna, dopo il colpo di fulmine che trafisse la donna e il futuro generale dei Savoia.
Tuttavia, prima del suo ritorno in Italia, Garibaldi non riuscirà ad arricchirsi, anche perché in questa fase della sua vita il denaro non sembra interessarlo molto. Un particolare che alla fine lo salva, facendone una figura più complessa, allontanata dal comune criminale.
I primi veri patrioti al suo comando, eroi pronti a sacrificare la vita per un ideale, li avrà soltanto durante le vicende della repubblica romana, quando, circondato ai vertici da una schiera di incompetenti e presuntuosi proverà a mettere a disposizione la sua indiscussa esperienza con le armi e con le tattiche guerrigliere. Sarà anche la prima volta che si scontrerà drammaticamente con un esercito di valore e ben altrimenti organizzato rispetto a quelli incontrati in America Latina, dove l’essere “eroi” è ordine del giorno.
IL FALLIMENTO DEL GUERRIGLIERO Qui ha a che fare con l’esercito francese, ben organizzato e meglio civilizzato: nulla a che vedere con i comandi militari latinoamericani. L'impatto è durissimo: non solo fallirà l'intento di radicare la latitanza "politica" nelle campagne, ma nella fuga affannosa muore di stenti Anita, molto amata sebbene spessissimo tradita con una intera collezione di donne. Un "Che" Guevara ante litteram non può nascere nello stato pontificio. Anzi, sebbene i sostenitori posteri abbiano messo in campo di tutto per presentarlo alla stregua di un guerrigliero buono, non può nascere in nessuna parte d'Italia, men che meno nel Mezzogiorno, dove nel fenomeno definito come “brigantaggio” c’è una paradossale reazione opposta da parte di contadini. Non c’è tutto questo conclamato entusiasmo per l’unità politica della Penisola, Garibaldi se ne rende ben conto.
Ma se le cose stanno così, come mai riesce la missione dei Mille? Enorme è l’intreccio di corruzione, massoneria, mafia, camorra, fra una rete di complotti interni e internazionali. In questo contesto nascerà l’Italia che ogni cittadino ha imparato a conoscere.
Quando l’Eroe dei Due Mondi sbarcherà a Marsala (le pagine in cui Oneto descrive il viaggio verso la Sicilia sono sicuramente tra le più belle del libro) è già stato ampiamente preceduto dagli emissari di Cavour che non si sono fatti scrupoli nell’investire ingenti somme di denaro per corrompere alti ufficiali dell’esercito napoletano e autorità pubbliche. L’appoggio della massoneria è totale. E tra i primi ad ingrossare le file dei Mille ci sono i picciotti, particolarmente sanguinari, legati alla mafia, già allora ramificata nelle campagne nonostante fosse efficacemente combattuta dalle autorità del Regno delle Due Sicilie, almeno all’interno delle città. Lo stesso succederà con la camorra a Napoli, che si mette al servizio di Garibaldi.
L’INTRECCIO DI MAFIA E COMPLOTTI Con il Regno d’Italia mafia e camorra non conosceranno più limiti alla loro espansione. Naturalmente, l’intera operazione di conquista è seguita dalla flotta inglese, che ha l’ordine di accogliere Garibaldi qualora le cose gli andassero male. Nel “L’Iperitaliano”, Oneto cita con precisione fatti, nomi, circostanze; riscostruite le somme elargite, le promesse di carriera nell’esercito italiano, gli episodi dei numerosi saccheggi ad opera di garibaldini e furbacchioni aggregati all’ultimo momento.
NINO BIXIO CRIMINALE DI GUERRA Per i siciliani non è solo un triste avvio della nuova unità nazionale, un cambio di sovrano, un’annessione senza consenso al Piemonte, ma una nuova sottomissione ben peggiore della precedente. Ai contadini, cui inizialmente era stata promessa la terra, fu tolta ogni speranza: le terre ecclesiastiche requisite e addirittura quelle demaniali concesse solo ai soliti baroni che potevano acquistarle all’asta. In alcuni dei villaggi che osarono ribellarsi - quelli di Bronte, Niscemi e Ragabulto, dove i latifondisti erano inglesi - fu mandato il generale Nino Bixio: un pazzo sfrenato, vero e proprio criminale di guerra che non esitò a far fucilare decine di innocenti. Oggi uno come lui sarebbe sotto processo all’Aja, ma la retorica risorgimentale ha trovato comunque il modo di dedicargli una via in ogni città.
Anche il passaggio sullo Stretto, in Calabria, avviene più o meno con le stesse modalità, con la marina napoletana e gli alti ufficiali dell’esercito misteriosamente sordi e ciechi, tanto da spingere in più occasioni marinai e soldati a rivoltarsi contro la palese (e interessata) viltà dei comandi. In Calabria, circa 1500 garibaldini ebbero ragione di 17 mila soldati napoletani, che o non spararono un colpo, o si arresero in massa o abbandonarono l’uniforme o passarono con Garibaldi.
L’ingresso a Napoli del generale col poncho avviene ancora una volta senza colpo fierire, auspice la potente flotta della marina britannica e la camorra, unica capace di garantire una parvenza di ordine pubblico. Dopo l’unificazione, gli ufficiali passeranno in massa con l’esercito italiano con ampie promozioni, ma pochissimi furono quelli della truppa che seguirono lo stesso esempio. Tra Milano, Alessandria e Bergamo il Regno dei Savoia allestirà veri e propri lager destinati ai meridionali riottosi: 32 mila prigionieri tenuti in condizioni terrificanti, molti dei quali moriranno di stenti.
Il governo di Garibaldi a Napoli resta a tutt’oggi una delle peggiori esperienze cui sia toccato di passare alla città lungo tutta la sua storia. Fu caratterizzato da provvedimenti spesso insensati, come l’abolizione tout court dei dazi, che mandò in rovina l’industria del Sud, o di pura rapina, talvolta vendicativi e crudeli. C’è anche una forte elargizione di denaro pubblico alla camorra affinché provveda alle “esigenze del popolo”; alle mogli, alle sorelle, alle cognate dei più potenti camorristi sono assegnate ricche pensioni. Nel giro di due mesi non c’è più un soldo nelle casse dello Stato napoletano: sparisce l’equivalente di duemila miliardi di euro, gran parte del quale in modo misterioso e ingiustificato. Le prove di ruberie e sprechi, o parte di esse, giacciono a tremila metri in fondo al mare, insieme ai relitti di una nave che doveva essere diretta a Genova ma che è naufragata in circostanze più che sospette.
UN CONFUSO MASSONE DI SINISTRA La storia d’Italia inizia così, nel 1861. Garibaldi guida un’impresa più grande di lui ed è totalmente privo delle qualità di uno statista. Fallisce anche l’ultimo tentativo di fondare uno Stato diverso, come gli suggeriva l’entourage repubblicano e lo stesso Carlo Cattaneo, che insisteva sui principi federalisti.
Dopo l’impresa dei Mille, nonostante l’acquisizione dei massimi gradi della massoneria, che comunque non sarà disposta a seguirlo, Garibaldi assumerà posizioni politiche sempre più sinistrorse, fino a presenziare all’Internazionale socialista con Marx e Bakunin, accentuando un anticlericalismo viscerale, impensabile oggi. Ma quando gli offrono il rischioso comando militare della Comune di Parigi, gentilmente rifiuta.
Per tutta la vita, l’Eroe dei Due Mondi, proprio in virtù delle sue capacità guerrigliere, mai sostenute da una effettiva cultura politica, si è lasciato sempre strumentalizzare da poteri forti e fortissimi, dai quali si dissocia solo a parole, dirigendo la sua azione contro malcapitati comunque destinati a essere fatti a pezzi dalla storia.

17 commenti:

Anonimo ha detto...

ho letto focus storia di qualche mese fa che tracciava la mappa dei massacri nel mondo; vedi pol pot vedi hitle, ma non c'è traccia di quello che ci riguarda più da vicino, cioè qullo del milione di morti di napolitani perpretato dai piemontesi, vedi lamarmora i lagher sabaudi

Anonimo ha detto...

ho sempre creduto che i fautori del risorgimento fossero degli eroi e patrioti dai nobili ideali. almeno così mi avevano insegnato a scuola. solo da qualche tempo, leggendo dei libri che non compaiono nei testi scolastici, mi sono tristemente reso conto che la storia è stata scritta dai vincitori, a loro uso e consumo. garibaldi, cavour, vittorio emanuele, cialdini, bixio ecc. ecc. al solo pensarci mi viene il voltastomaco. se quelli erano brave persone; io sono la fata turchina! povera italia del sud che una volta, di fatto era all'avanguardia nel progresso, nella civiltà e nella cultura; fu depredata, impoverita e sottomessa da siffatta gentaglia. tanti eroi patrioti senza nome che difesero la loro terra e che oggi definiremmo partigiani, furono perseguitati e massacrati come briganti dai conquistadores piemontesi. e quante centinaia di migliaia di persone del sud e del nord morirono in questa guerra fratricida per le bramosìe del sedicente re "galantuomo"?
io credevo che i lager li avesse inventati hitler, ma poi ho letto della fortezza di fenestrelle e degli altri luoghi di pena savoiardi.
come italiano del sud mi sento offeso e defraudato. non posso fare a meno di pensare ad un libro intitolato: maledetti savoia!
ma bossi &c le sanno tutte stè cose?
P.S. la via dove abito non è intitolata a garibaldi ma a carlo cattaneo ed io ne sono contento.

Anonimo ha detto...

va comunque ricordato che cattaneo era un federalista e probabilmente anche massone, in ogni caso, egli era un galantuomo ripetto ai succitati personaggi. egli aspirava ad un'unità d'italia diversa e senza violenze e massacri come quelle perpetrate dai savoia. alla celebratissima marmaglia che oggi ricordiamo come eroi del risorgimento; vanno aggiunti tanti altri nomi "in un contesto internazionale", fra i quali lord palmerston che più fra tutti volle la distruzione del regno borbonico in quanto temibile potenza militare ed economica per la colonialista inghilterra.

Anonimo ha detto...

a vittorio emanuele II di savoia definito "il re galantuomo", succedette nel 1878 il figlio umberto I che fu definito "il re buono". era buono a tal punto che avvallò e coprì di onoreficenze persino il generale fiorenzo bava beccaris per aver soffocato nel sangue i moti popolari a milano nel 1898 i quali protestavano per la tassa sul maginato; ennesima pesante tassa che si aggiungeva alle altre tasse imposte dal re "buono". alle richieste del popolo che che chiedeva il riconoscimento dei più elementari diritti umani in quanto viveva in situazioni di sfruttamento, di miseria e malattie; il re "buono" seppe rispondere con le cariche di cavalleria e le cannonate. questo suo ennesimo atto di bontà lo pagò comunque caro in quanto pur essendo gia scampato a 2 attentati nei decenni precedenti eseguiti dagli "anarchici", all'epoca i dissidenti venivano così definiti; passannante ed acciarito;
nel 1900 a monza; l'anarchico bresci riuscì ad uccidendolo con alcuni colpi di pistola. il successore fu il figlio vittorio emanuele III che con ambiguo atto di magnanimità, graziò il bresci dalla pena di morte commutandola in ergastolo. chissà perchè meno di un anno dopo, il bresci fu trovato morto nella sua cella. la versione ufficiale fu quella del suicidio, ma su quella oscura vicenda non fu mai fatta veramente luce. questa nobile dinastia, per secoli ha regnato sull'italia.
ma sorvoliamo la storia e gli orrori della prima metà del novecento sennò diventa veramente lunga ed arriviamo ai nostri giorni, qualche nostro bravo politico li ha fatti addirittura rientrare dall'esilio. si dice che il lupo perde il pelo ma non il vizio, infatti la real famiglia si è gia data da fare chiamando ai danni lo stato italiano pretendendo la restituzione di tutti i beni mobili ed immobili che ai bei tempi ne erano gli indiscussi padroni. nonchè l'elergizione di cifre astronomiche di denaro. nondimeno si è detto in tv e sui giornali che risultano anche indagati per affari illeciti?
dulcis in fundo il real rampollo, contravvenendo al veto di non occuparsi di politica; ci si è tuffato dentro sperando di sfondare in tal senso. c'è solo da sperare che questa brava gente. aiutata magari da gente di potere; non ricominci a complicare ulteriormente la vita dei cittadini italiani.
il libro di del boca: maledetti savoia vale la pena leggerlo?

Anonimo ha detto...

a vittorio emanuele II di savoia definito "il re galantuomo", succedette nel 1878 il figlio umberto I che fu definito "il re buono". era buono a tal punto che avvallò e coprì di onoreficenze persino il generale fiorenzo bava beccaris per aver soffocato nel sangue i moti popolari a milano nel 1898 i quali protestavano per la tassa sul maginato; ennesima pesante tassa che si aggiungeva alle altre tasse imposte dal re "buono". alle richieste del popolo che che chiedeva il riconoscimento dei più elementari diritti umani in quanto viveva in situazioni di sfruttamento, di miseria e malattie; il re "buono" seppe rispondere con le cariche di cavalleria e le cannonate. questo suo ennesimo atto di bontà lo pagò comunque caro in quanto pur essendo gia scampato a 2 attentati nei decenni precedenti eseguiti dagli "anarchici", all'epoca i dissidenti venivano così definiti; passannante ed acciarito;
nel 1900 a monza; l'anarchico bresci riuscì ad uccidendolo con alcuni colpi di pistola. il successore fu il figlio vittorio emanuele III che con ambiguo atto di magnanimità, graziò il bresci dalla pena di morte commutandola in ergastolo. chissà perchè meno di un anno dopo, il bresci fu trovato morto nella sua cella. la versione ufficiale fu quella del suicidio, ma su quella oscura vicenda non fu mai fatta veramente luce. questa nobile dinastia, per secoli ha regnato sull'italia.
ma sorvoliamo la storia e gli orrori della prima metà del novecento sennò diventa veramente lunga ed arriviamo ai nostri giorni, qualche nostro bravo politico li ha fatti addirittura rientrare dall'esilio. si dice che il lupo perde il pelo ma non il vizio, infatti la real famiglia si è gia data da fare chiamando ai danni lo stato italiano pretendendo la restituzione di tutti i beni mobili ed immobili che ai bei tempi ne erano gli indiscussi padroni. nonchè l'elergizione di cifre astronomiche di denaro. nondimeno si è detto in tv e sui giornali che risultano anche indagati per affari illeciti?
dulcis in fundo il real rampollo, contravvenendo al veto di non occuparsi di politica; ci si è tuffato dentro sperando di sfondare in tal senso. c'è solo da sperare che questa brava gente. aiutata magari da gente di potere; non ricominci a complicare ulteriormente la vita dei cittadini italiani.
il libro di del boca: maledetti savoia vale la pena leggerlo?

andcard ha detto...

Dopo tutto quello che ormai è in nostra conoscenza mi piacerebbe sapere come fà il nostro ministro all'istruzione a non cambiare quei falsi e corrotti testi scolastici che non fanno altro che dare gloria e valore a i più grandi assassini della storia del nostro paese.
P.S. mi piacerebbe sentire che la trovata di Emanuele Filiberto sindaco di napoli è uno scherzo.

Anonimo ha detto...

e' vero che il famoso eroe dei 2 mondi, tanto acclamato in quest'ultimo periodo, nella sua tanto prestigiosa vita di "delinquente" ha addirittura stuprato ragazze????

Anonimo ha detto...

pensate che a 100 anni del italia non si fece e non si parlo di nulla perche era ancora vivo dei racconti dei nonni di quello che era il sud e dopo cosa e succeso le orrendita dei piemontesi

Anonimo ha detto...

Garibaldi non voleva di sicuro l'unità d'Italia come effettivamente è avvenuta!

Anonimo ha detto...

Da aggiungere che in Brasile Garibaldi era trafficante di schiavi.

L'unica differenza fra Garibaldi e Cesare Battisti é che il primo é riuscito a realizzare il suo sogno il secondo no.

Anonimo ha detto...

Io mi vergognavo di avere avuto un antenato brigante, ma mi sono dovuto ricredere leggendo le gesta dei criminali di guerra Bixio e Garibaldi e Savoia vari. Bisognerebbe sfrattare dal Pantheon le tombe di questi vigliacchi savoiia. Con loro è iniziata, grazie anche a Cavour, la collusione stato mafia.

Anonimo ha detto...

Io ho il vomito, leggendo di cosa è stato fatto, di quanto la verità è stata occultata (come accade oggi), di come sono stati incensati dei barbari criminali.
Io cancellerei tutte le strade con i nomi di quei briganti, Cavour, Garibaldi e tutta la combriccola di mercenari... Ma quando ci svegliamo? Quando ci riappropriamo della nostra patria che è stata oggetto di crimini contro l'umanità.

angelo11 ha detto...

Bella storia ,ma sei un coglione, eguale come e' successo , Garibaldi e' il piu' grande perche' ha liberato la nostra italia dall'occupazione borbonica , per questo non si puo'giustificare nessuna critica a causa che gli occupanti della nostra Italia hanno perseverato per secoli usurpazione, sfruttamento,oppressione e hanno deriso gli italiani incapaci di risollevarsi e che si comportavono come pecore quali sei tu se pensi tutto questo
E poi invece di sparlottare cerca su internet scritti di Garibaldi, specialmente sui preti e la Chiesa, vedi che ti meravigli, Comunque scusami del coglione che offendere non e' ardito

Giuseppe ha detto...

Infatti e'per colpa di Garibaldi Cavour e Mazzini(che non avete citato) che ci troviamo nelle condizioni odierne.Garibaldi infatti ha fatto come i politici odierni- si fece assegnare un vitalizio e con tutti quei soldi ando' a fare il contadino a Caprera.Prendeva un mucchio di soldi(dai 12000 ai 15000 euro mensili-chiaramente in lire o zecchini di allora- a seconda di quanto coltivava) e passava il tempo facendo sbarcare sulla sua isola qualche migrante.(non il flusso a migliaia come oggi ma tanti da guadagnarci qualche lira,la quale moneta non gli riusci'di abolire all'epoca lasciando questo onore ai nostri odierni politici).Di Mazzini e Cavour non ho avuto notizie del loro dopo politica ,li videro giocare a bocce (sempre e comunque ebbero il vitalizio per comprarsi le sigarette).L'unico che continuo'imperterrito fu Vittorio Emanuele e i suoi discendenti durarono in carica fino al 1946 circa.Scusate l'ironia ma forse hanno fatto piu'male quelli che sono venuti dopo fino ai giorni nostri.Lascio a voi l'onore di compilare una lista di costoro.Pensateci ce ne sono molti.

Giuseppe ha detto...

Quali sono gli scritti che confermano questa tesi?Potrebbe pubblicare un link dove sono indicati scritti(dell'epoca) che parlano di quello che si racconta nell'articolo? Grazie

Peppe ha detto...

Non credo che Garibaldi sia stato quello descritto come un mostro senza coscienza.In primis perche'sono illazioni basate su supposizioni o su scritti postumi e non su scritti o documenti dell'epoca.Poi dobbiamo capire che Garibaldi era un partigiano e di conseguenza in guerra.Avra'dovuto compiere azioni dettate dal momento e forse giustiziato o ammazzato qualcuno involontariamente o a causa delle circostanze.Ma questo lo fecero anche i nostri partigiani durante la 2'guerra mondiale.Ripeto , ho bisogno di prove che provengono da fonti del periodo garibaldino,altrimenti devo credere che questa sia l'ennedima bufala. Insomma le avete queste prove.?

Unknown ha detto...

Garibaldi resta un eroe